L’approccio che propongo rientra tra le psicoterapie psicodinamiche di derivazione freudiana che teorizzano l'esistenza di un inconscio. Il lavoro ad orientamento psicoanalitico utilizza come strumento specifico la relazione terapeuta-paziente; ma il rapporto che va a costituirsi è del tutto differente da quelli sperimentati nel quotidiano e solo superficialmente sembra richiamare quelli vissuti con altre figure significative (es. partner, figli, genitori): esso è vicino ma si mantiene oggettivo e neutro, è empatico ma al tempo stesso rispettoso e deontologicamente “distante”, accoglie ma stimola e restituisce autonomia, permette regressioni alla propria infanzia ma responsabilizza e lavora sui limiti e sul presente.
Quale cornice alla relazione terapeuta-paziente, intervengono non solo il training, la preparazione e l’esperienza professionale, ma soprattutto i principi di etica e deontologia del professionista. Saranno questi fattori, a mo’ di bussola, a permettere l’attraversamento di questo processo di introspezione, trasformazione e cura, volto a comprendere il funzionamento psicodinamico profondo del soggetto, ma anche le radici della sofferenza/sintomo e il senso della propria esistenza.
In sintesi questo approccio si accosta alla psicoanalisi (di cui è figlia), ma affonda le sue ragioni negli aspetti più interpersonali e del presente, anzichè esclusivamente sull’inconscio e sul passato. Più nette sono invece le differenze rispetto a tutte le altre psicoterapie definite brevi o focali, che possono essere più direttive e incentrate sul sintomo.
Un primo colloquio esplorativo non è mai implicante, ma può essere utile a chiarire i dubbi e le curiosità di chi sente di voler intraprendere un percorso psicologico o di psicoterapia, ma non sa a quale professionista o approccio rivolgersi.
Per mettere l’inconscio al lavoro occorre rispettare i suoi modi (fantasmatica, sogni, sintomi, linguaggio non verbale, elaborati artistico-espressivi, e qui si inserisce molto bene la fotografia trasformativa di cui mi occupo), i suoi tempi in diretta relazione con l’infanzia, il passato, gli eventi transpersonali e generazionali, le sue strutture come la psiche a-razionale, l’emisfero destro, le memorie pre-verbali, il cervello sottocorticale, persino il silenzio e le difese che inevitabilmente caratterizzano ogni percorso di questo tipo.
La psicoterapia psicoanalitica, basandosi sulla riedizione e rivisitazione di schemi affettivo-relazionali sperimentati e interiorizzati nel corso della vita, specie di quella infantile, può esprimere la propria efficacia solo in un’ottica processuale. I tempi del “tutto e subito” promossi dai codici dell’epoca contemporanea non possono coincidere con le caratteristiche di questo approccio di cura.
Anche questo discrimine - oltre alla preparazione, titoli accademici ed esperienza sviluppate dal professionista- può aiutare ad orientarsi nella scelta del terapeuta, del metodo psicoterapeutico o percorso psicologico cui affidarsi.
Solo dopo una prima fase conoscitiva di circa 4 incontri, propongo il piano di lavoro cui seguirà un contratto di psicoterapia (come da normativa); ricevo i miei pazienti in un ambiente riservato, atto a facilitare la dimensione dell'ascolto, espressione dei contenuti inconsci da parte del paziente e ad attivare da parte mia un’attenzione fluttuante sulle narrazioni di seduta; personalmente scelgo di darmi tempi piuttosto ampi tra un appuntamento e un altro per favorire la privacy e per lavorare approfonditamente ai contenuti e fantasie emergenti dal dialogo col paziente (prima e dopo la seduta). Gli antichi greci avevano tre parole per indicare il tempo: Chronos, Aion e Kairos. Quest’ultimo designava il tempo opportuno, supremo, ovvero quello lento della relazione. Ed è quello che prediligo.
La frequenza delle sedute è di una o due settimanali (l’importanza della ritualizzazione), la durata in genere di 45 minuti
La modalità vis à vis con le due poltrone e la regola delle libere associazioni (parafrasando J. Lacan “parla prima di pensare”) proposta al paziente, permette di far fluire sia la dimensione relazionale, quanto quella psicodinamica più profonda
Sarà anzitutto la co-creazione del paziente e del terapeuta, sostenute dal setting interno ed esterno, a rendere possibile l’affiorare delle dimensioni inconsce e di quelle eventualmente sintomatologiche.
Di qui l’importanza di una data frequenza e durata delle sedute; se ci si incontrasse più di rado, il sistema che entrerebbe in gioco in seduta sarebbe quello prevalentemente ordinario-razionale, che aggancerebbe la sola punta dell’iceberg di un dato funzionamento psico-affettivo-relazionale e/o sintomatologico.
Dr.ssa Marilena Pisciella
Psicologa Psicoterapeuta a Como
Psicologa Psicoterapeuta a Tavernerio COMO
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