(…) Sogno e fotografia parlano infine la stessa lingua. Affrontano le medesime visioni, quelle sospinte dalle istanze della psiche. Non vi è mai stata netta differenza tra visioni della notte e visioni del giorno nelle nostre stanze. A corredo dei sogni narrati sono stati proposti stimoli fotografici: lavori di “archeologia genealogica” in dialogo emotivo con i vecchi album di famiglia; ricerche nei propri archivi digitali di fotografie atte a dilatare le trame dei propri sogni; lavoro con i propri vissuti emotivi e corpi attraverso sessioni di autoritratto fotografico; abbiamo creato “performance relazionali curative” a compensare il forte senso di solitudine; abbiamo fatto esercizi di approfondimento dello sguardo per imparare a fare percezione creativa dentro gli spazi ristretti e monotoni delle proprie abitazioni, fotografando gli “scarti di casa”.
Psicologa Psicoterapeuta a Tavernerio COMO
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