Tante le questioni. La prima fra tutte: l’attività consulenziale e clinica online può dirsi e darsi come tecnicamente “soddisfacente” o “valida” al pari di quelle vis a vis? È adatta per qualsiasi problematica? Quali le indicazioni e i requisiti? Perché la richiesta di un lavoro online e non un lavoro con setting in presenza? Che posizione e valore vanno ad assumere il corpo, la distanza fisica e lo schermo nell’immaginario di questo tipo di lavoro? Quali le domande identitarie implicite nell’effetto a specchio del volto/i rimandati dallo schermo? Quali le motivazioni? Gli eventuali nodi e le fatiche? La richiesta è motivata da esigenze contingenti quali problematiche fisiche, residenza all’estero, altre particolari situazioni? O motivazioni differenti (che verranno analizzate)? Perché, checché se ne fantastichi o dica, i trattamenti online a mio parere si possono anche fare, ma per mia esperienza – partita un decennio prima della pandemia Covid 19- sono alquanto complessi e certamente differenti rispetto al setting vis a vis. Soprattutto non si possono improvvisare: essi richiedono approfondite riflessioni e gestione rispetto al metodo e alle tecniche più classiche di conduzione.
In ogni caso, il punto di partenza sarà sempre la prima consulenza iniziale. Le tappe successive (consultazione, percorsi di psicoterapia, etc.) verranno opportunamente analizzate caso per caso.
È necessario disporre di uno spazio riservato in cui poter fruire della seduta. Analogamente ai colloqui in studio è richiesto di evitare interruzioni o ingressi da parte di altre persone o telefonate. Le indicazioni per avviare una richiesta sono le seguenti. Telefonare in orario di studio per un primo contatto. Sarà svolto un breve colloquio telefonico di ascolto e di prima valutazione della richiesta. Se la stessa non dovesse rientrare nelle mie competenze, sarà suggerito un invio ad altro professionista.
Laddove vi siano invece i criteri idonei per una prestazione di prima consulenza psicologica online occorrerà:
Un capitolo a sé va invece riservato allo SPEX.
Questo metodo di fotografia artistica terapeutica permettere di accedere in termini immaginali ad un lavoro introspettivo, ad uno “studio di sé e delle proprie relazioni con l’Altro e col Mondo”; l’esito sarà quello di ri-creare e ri-scrivere la propria autobiografia di senso.
Il processo è attivato principalmente per mezzo del medium video-fotografico, che va a caratterizzarsi quale specchio sensibile dei fattori identitari o problematici del soggetto, dei suoi vissuti e della sua storia.
Al pari dei lavori in presenza, i percorsi online permettono esperienze profondamente trasformative ed immersive.
Dr.ssa Marilena Pisciella
Psicologa Psicoterapeuta a Como
Psicologa Psicoterapeuta a Tavernerio COMO
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